Ci siamo lasciati, nell’articolo precedente “Sostenibilità e filiere: come si affronta un progetto in questo ambito” con un primo passo importante, la comprensione dell’opportunità che progettare la sostenibilità della propria filiera rappresenta.

La percezione comune associa i progetti di sostenibilità delle filiere a cambiamenti significativi e problematici. Per questo, a volte le aziende sono restie ad iniziare un percorso condiviso o anche solo un primo contatto con i propri fornitori.

I feedback delle aziende che hanno già implementato progetti in questo ambito ci insegnano che, una volta mappata correttamente la gestione della Supply Chain e pianificati efficacemente azioni e flussi comunicativi per diventare più sostenibili, a volte bastano solo piccole modifiche. Le aziende possono facilmente premiare l’impegno e le performance dei fornitori virtuosi anche supportando i programmi di efficientamento già predisposti, così da creare un “ecosistema filiera” sempre più orientato alla sostenibilità. A supporto di questo tipo di decisioni ci sono ormai moltissimi casi di successo condivisi dalle aziende “pioniere” rispetto a tali temi. Secondo uno studio (Det Norske Veritas®, 2018), quasi il 50% delle aziende che hanno implementato azioni di sostenibilità lungo la Supply Chain hanno verificato una migliore capacità di soddisfare le richieste dei propri clienti, ottenendo una riduzione dei rischi di natura sociale ed ambientale. Investire in sostenibilità significa anche investire nella propria Brand Reputation, il bene intangibile più importante per le aziende.

Inoltre, secondo quanto riportato dal Dow Jones Sustainability Group, circa il 10% dei capitali sul mercato sarà destinato nell’immediato ad “investimenti sostenibili” e il 70% delle più importanti banche mondiali sono già impegnate nello sviluppo degli stessi “investimenti sostenibili”. I mercati e i consumatori sono pronti a premiare le organizzazioni che applicano una gestione sostenibile del proprio core business.

LA SOSTENIBILITÀ PAGA? Secondo Accenture e la “Sustainability Payoff Matrix” sicuramente sì: lavorare verso un concetto di filiera sostenibile permette alle aziende di ridurre i costi, incrementare il proprio business, mitigare i rischi e aumentare in maniera importante la propria reputazione.

Ma come dar vita a progetti che portino risultati concreti e positivi su tutti i versanti?

Una buona analisi della strategia è il passo dal quale partire.

Prima di avviare un’analisi dettagliata, è essenziale confrontare la propria attuale strategia con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (OSS) concordati dall’ONU. La sostenibilità della Supply Chain non è frutto di una singola azione, bensì un percorso del quale fanno parte stakeholder interni ed esterni; mappare gli obiettivi di sostenibilità della Supply Chain in relazione ai programmi dell’Agenda 2030 rende più attuabile un percorso condiviso e più semplice il coinvolgimento di tutti gli stakeholder.

La sostenibilità delle filiere, per esempio, impatta direttamente sull’obiettivo #12 “CONSUMO E PRODUZIONE RESPONSABILI – Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”. Esso, a propria volta, si sviluppa in una serie di target misurabili rispetto ai quali le aziende possono impegnarsi. Vediamone alcuni:

  • Target 12.2: raggiungere la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali entro il 2030.
  • Target 12.3: entro il 2030 dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto.
  • Target 12.4: entro il 2020 ottenere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente.
  • Target 12.5: entro il 2030 ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo.

Questa analisi, ben svolta, permette alle aziende di identificare con facilità macro-obiettivi raggiungibili e misurabili, sia nel breve che nel medio e lungo periodo, favorendo una progettazione strutturata ed una più immediata identificazione di tutti gli stakeholder coinvolti. Sarà la base, inoltre, per il passo successivo: la mappatura delle aree di intervento.

L’impatto ambientale di una Supply Chain è frutto di una serie di fattori, non tutti di semplice individuazione. Si devono considerare molteplici aspetti socioeconomici (le condizioni della forza lavoro, l’origine delle materie prime, l’utilizzo dell’energia e dell’acqua, gli sprechi, la tracciabilità, le attività inquinanti coinvolte e così via). Il miglior modo per comprendere DOVE intervenire e QUALI obiettivi condividere è conoscere attentamente i propri fornitori; molte aziende scelgono di affidarsi a professionisti esterni per un percorso di prequalifica tramite survey o processi di auditing, al fine di stilare una lista di target condivisi e stabilire, insieme agli stakeholder, i tempi e le risorse necessari per il loro raggiungimento.

Per iniziare, dicevamo, bastano davvero piccoli passi; decidere che tutte le forniture per ufficio debbano rispettare gli standard di sostenibilità (origine della carta, certificazioni Energy Start® per l’elettronica), lavorare con i fornitori per diminuire l’impatto della plastica negli imballaggi, utilizzare autotrasportatori attenti all’impatto ambientale sono tutti esempi di azioni facilmente implementabili con un minimo supporto esterno. I temi più complessi necessitano di progetti più olistici, ma per fortuna l’innovazione e la diffusione dei paradigmi di economia circolare possono rendere fattibile anche il progetto più ambizioso.

Come?

Ne parleremo durante il nostro intervento “Innovazione e circolarità: idee e strumenti per la sostenibilità della filiera agro-alimentare” al Food & Made in Italy Summit, organizzato da Il Sole 24ORE il 9 luglio 2020, a cui Expense Reduction Analysts partecipa in veste di Official Partner.

Registrazioni gratuite qui: https://eventi.ilsole24ore.com/food-summit/

Giorgia Palazzo, supporta le aziende clienti a generare liquidità aggiuntiva in breve tempo e quindi migliorare la profittabilità mediante un’attenta analisi dei processi operativi, in particolare rispetto a tutte le tematiche di Innovazione e Sostenibilità

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